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L’impatto della PE sul Sistema Sanitario Nazionale : analisi e possibili soluzioni

27 apr 2023

Il fulcro dell’ultimo incontro tematico di Rete Assist è stato lo studio condotto da RSE (Ricerca Sistemi Energetici), illustrato da Anna Realini, che ha spiegato ai TED e ai partner presenti l’importanza dello slogan “riqualificare è meglio che curare”.


Per studiare il fenomeno RSE ha svolto uno studio sull’area metropolitana di Torino dimostrando la tesi per cui la povertà energetica è correlata allo stato di salute degli individui e alla probabilità di morte prematura dovuta a caldo e/o freddo (nei casi più estremi). Infatti, abitazioni con scarsa efficienza energetica possono aumentare il rischio di alcune patologie e portare a: problemi cardiovascolari, complicazioni durante la gravidanza, patologie respiratorie, ecc. Questo è stato notato in prima analisi dall’OMS che ha stabilito un range comfort per le abitazioni che va tra i 18°C in inverno e i 24°C in estate. Il comfort viene stabilito da diversi fattori, sia oggettivi, ad esempio la temperatura dell’aria, che soggettivi (età, genere, stato di salute, abitudini).


Anna Realini ha spiegato come la ricerca in questione si sia focalizzata soprattutto sull’aspetto relativo alla salute, ovvero quanto essere in povertà energetica, ed in particolare vivere in case poco efficienti, possa impattare sul sistema sanitario nazionale (SSN). Quest’ultimo è particolarmente gravato dai costi che il fenomeno della PE provoca e, a sua volta, si ripercuote sui costi dell’intera collettività. Risulta evidente il rammarico ma soprattutto la consapevolezza che questi soldi potrebbero rappresentare una diversa soluzione.


I costi “extra” sostenuti dal SSN potrebbero essere utilizzati per la riqualificazione energetica degli edifici. Sono stati considerate diverse tipologie di interventi di riqualificazione e sono stati calcolati i relativi costi complessivi usando come modello una villetta e un condominio; ciò ha permesso di stimare quante abitazioni possono essere riqualificate tra il 2020 e il 2030. La quota totale di famiglie in PE che sarebbe possibile coinvolgere ammonterebbe al 4% in relazione al cappotto termico, al 29% in relazione all’intradosso, all’11% in relazione agli infissi e al 3% in relazione al retrofit completo, ricavando un risparmio energetico non indifferente.


In conclusione, non solo esiste una effettiva correlazione tra povertà energetica e il benessere fisico e mentale degli individui, ma il deterioramento dello stato di salute dovuto alla PE ha costi per il SSN che impattano su tutta la cittadinanza. Promuovendo lo sviluppo di politiche di incentivazione all’efficienza energetica che agiscano sul fronte della riduzione del fabbisogno energetico delle abitazioni, si favorirebbe infine la riqualificazione degli edifici, la rigenerazione urbana di aree spesso degradate e una maggiore coesione sociale e sicurezza nelle aree stesse, in linea con gli obiettivi di sostenibilità richiamati dal Green Deal e con i principi ispiratori del Recovery Fund.

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