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Povertà Energetica

Il tema dell’energia è sicuramente tra i più dibattuti del nostro tempo, ma oltre agli aspetti più conosciuti come l’urgenza di tagliare la dipendenza dalle fonti fossili e ridurre le emissioni di CO2 ci sono tematiche sociali altrettanto urgenti che si affacciano con forza crescente nel dibattito comune. Tra queste spicca il problema della povertà energetica, definibile come “situazione nella quale una famiglia non è in grado di soddisfare i bisogni energetici primari necessari a garantire un tenore di vita dignitoso” (secondo la definizione fornita dalla Commissione Europea nel Citizens’ Energy Forum del 2016 e successivamente adottata dall’Osservatorio Europeo per la Povertà Energetica ed il Covenant of Mayors).

Si evince come la povertà energetica non sia solo un aspetto particolare della povertà estrema né tanto meno un aspetto legato al semplice pagamento della bolletta ma rappresenta una condizione multidisciplinare con cause e conseguenze che rientrano in moltissimi contesti della vita del cittadino. A causa dell’ampiezza del problema è difficile darne una chiara e univoca definizione sia a livello nazionale che europeo.

Nell’analisi dei dati relativi al fenomeno della povertà energetica è doveroso considerare gli aspetti sia su una scala maggiore (europea e nazionale) sia su quella locale. Sulla base dei dati di Eurostat (Eu-silc) sugli indicatori relativi all’incapacità di riscaldare adeguatamente le abitazioni e al ritardo nel pagamento delle bollette energetiche, si evince come la maggior concentrazione di popolazione in condizioni di povertà energetica si trova nelle zone sud-orientali del continente. Le variabili che entrano in gioco nel definire questo quadro sono di diversa natura (caratteristiche climatiche dei territori, livello di performance degli edifici, prezzi dell’energia, ecc.) e spesso non sono analizzabili in maniera lineare ed univoca. Guardando più specificamente al caso italiano, il dato nazionale relativo al 2020 (Istat/Pniec) parla dell’8% di popolazione in condizioni di povertà energetica. Analizzando più nel dettaglio questo dato è necessario sottolineare come entri in gioco anche una variabilità legata alle differenze territoriali regionali: questa gioca un ruolo importante nella definizione dei valori di povertà energetica, se la si considera sulla base della soglia nazionale (5%-18%) o regionale (3,5%-15,4%). L’elevata variabilità dei dati è causata anche da ulteriori fattori quali la condizione lavorativa, la numerosità della famiglia e la situazione reddituale che si rivelano determinanti nell’impatto sul livello di povertà energetica. Ad esempio il numero di componenti della famiglia incide sul tasso di povertà energetica con una oscillazione che va dal 5 al 12%, a seconda che la famiglia sia composta da 1 o da 5 persone.

Anche la condizione di disoccupazione influisce raddoppiando la percentuale di povertà energetica nel caso in cui il capofamiglia sia disoccupato e, infine, la situazione reddituale precaria va a definire uno svantaggio principalmente in relazione all’indicatore del ritardo nel pagamento delle bollette. Sono stati individuati, inoltre, fattori legati ad aspetti più generali quali il titolo di occupazione della casa, che individua gli affittuari come la categoria maggiormente colpita da povertà energetica, e l’anno di costruzione degli edifici che influisce in maniera considerevole sull’efficienza e la performance energetica degli edifici. I dati a questo proposito evidenziano come la data di costruzione del 72% degli edifici sul territorio nazionale (di cui la maggior parte residenziali) sia antecedente al 1981, determinando una forte inefficienza energetica e, pertanto, alti livelli di povertà energetica.  

Strategie e politiche in atto

Il problema della povertà energetica, collegato anche alla sfida di realizzare una crescita economica che sia sostenibile e inclusiva, è chiaramente percepito a tutti i livelli di governance. A livello europeo le recenti pubblicazioni del Green Deal, delle politiche di ristrutturazione (Renovation Wave) e le Guidelines on Energy Poverty sono solo le ultime testimonianze della volontà dell’Europa e degli Stati Membri di contrastare e ridurre il fenomeno. 

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite fornisce un quadro per affrontare la povertà energetica rafforzando la coerenza tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS). L'SDG7 su "Energia pulita e accessibile" è funzionale per lo sviluppo economico, l'SDG 1 sulla riduzione della povertà, l'SDG 10 sulla riduzione delle disuguaglianze e l'SDG3 sulla buona salute e benessere che rafforza i collegamenti con uno scarso comfort termico e cattiva qualità dell'aria interna.

Nel 2017 è stato istituito lo European Energy Poverty Observatory con il compito di produrre statistiche affidabili e comparabili, divulgare le buone prassi e contrastare il fenomeno attraverso il coinvolgimento degli stakeholders. Rinnovato successivamente nel 2020, ne è stato ampliato lo scopo per offrire assistenza tecnica ai Comuni (EPAH – Energy Povert Advisory Hub).  

A livello nazionale, nel 2019 l’Italia ha predisposto il Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC) riconoscendo il problema della povertà energetica ed esprimendo una chiara volontà di potenziare le misure per la protezione e il supporto ai soggetti vulnerabili.    

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